venerdì 7 settembre 2018

The Last Known Thylacine




A photo of two Tylachines (Tasmania, 1902)


7 September 1936 died in Tasmania the last known Thylacine, called  Benjamin. The species, also remembered as Tasmanian tiger,  has been declared extinct since 1936.
Thylacine was a carnivous marsupial; the first fossils are dated to Oligene Era.

Thylacine: from rock paintings to European colonization


Rock painting of  Tylachine, Australia 
The first presence of the animal has been recognized in Australian mainland in several rock paintings and engravings.
Human colonization of the continent has been dated back 40,000-50,000 BC.
These extraordinary depictions represent how humans and thylacines coexisted for centuries.
The Tasmanian Tiger has suffered the colonization, the invasive animals, such as dingoes,  and human hunting. Anyway, it wasn't clearly identified the main reason for Tylachine's extinction. 
In the 19th Century the animal disappeared from the mainland remaining solely in Tasmania.

Benjamin

Rapidly the animal started to suffer the human hunting. In 1930 the last wild thylacine was killed by a farmer in Western Tasmania.
In 1933 another thylacine  was trapped. The animal was called Benjamin and lived for three years in the Hobart Zoo. However, it is disputed whether the tylachine was a male or female.

And now?

From 1936, the animal has been declared extinct. However, many sightings have been reported during the years in Tasmania. Any of them were confirmed. Some Tylachines could be somewhere in Tasmania.
Recently, it was proposed, thanks to modern scientific developments, to clone the animal through species' DNA material. We will see what the scientific community will decide about the Tylachine.
Meanwhile the animal is still present in the Tasmanian coat of arms.
Tasmanian coat of arms

Guido Bentivoglio: un diplomatico nell'arte



Antoon van Dyck Ritratto del cardinale Guido Bentivoglio, 1623, Firenze, Galleria Palatina
Il 7 settembre 1644 muore a Roma il cardinale Guido Bentivoglio. Un nome, un volto e una storia, che grazie al pennello di Antoon van Dyck che lo immortalò in un sensazionale ritratto, sono stati consegnati all'immortalità.

Il diplomatico Guido Bentivoglio

Bentivoglio nasce a Ferrara nel 1577, discendente della famiglia  che nel Quattrocento governò la città di Bologna. 
Dopo la formazione universitaria a Padova, fu avviato alla carriera ecclesiastica. All'interno della  Curia romana fu apprezzato diplomatico ottenendo notevoli incarichi internazionali. 
Il più importante fu certamente l'incarico di nunzio apostolico nelle Fiandre (1607-1615),  insanguinate da una furiosa guerra religiosa e civile. Cruciale fu il suo ruolo per la pacificazione dell'area. Un impegno vanificato dalla storia. La guerra nelle Fiandre si concluse, infatti, dopo la morte di Bentivoglio, nel 1648. Dell'esperienza il futuro cardinale scrisse un resoconto nel suo Relazioni in tempo delle nunziature di Fiandra" (1629). 
Fu anche nunzio a Parigi per 5 anni (1616-1621). Rientrato a Roma, fu nominato cardinale partecipando a due conclavi e al processo a Galileo. 

Ritratto di van Dyck

Nel 1623 a Roma, dopo i lunghi anni  all'estero, il cardinale fu ritratto da Antoon van Dyck (1599-1641), all'epoca giovane pittore fiammingo, già allievo di Rubens, che cercava in Italia un aggiornamento stilistico e una consacrazione artistica. 
Il Bentivoglio è ritratto a figura intera seduto in vesti ecclesiastiche. Il rosso cardinalizio avvolge la sua figura. Un ritratto di raro lirismo, per la caratterizzazione psicologica del soggetto, di raro realismo e di raro virtuosismo coloristico. 
Un eterno omaggio a un diplomatico che si spese per la pace in un Europa martoriata dalla guerra e un superbo saggio della qualità artistica di un artista unico come Antoon van Dyck. 
Il ritratto nel 1653 fu donato dalla famiglia Bentivoglio al granduca di Toscana Ferdinando II de' Medici. Oggi è conservato alla Galleria Palatina di Firenze. 


giovedì 6 settembre 2018

Il vero Carpaccio


Tutti noi conosciamo il carpaccio: "Pietanza costituita da carne cruda tagliata in fette sottili, condita con olio, limone, pepe e schegge di formaggio grana". Questa è la puntuale definizione del Devoto-Oli. Ma perché si usa proprio il termine  carpaccio per questa squisita pietanza? L'etimologia  di questa espressione è veramente sorprendente.

                                                              Harry's Bar a Venezia



Il nome del piatto è relativamente moderno; infatti risale soltanto al 1950. Siamo a Venezia, città di storia, di arte e di alta cucina. Più precisamente ci troviamo  al Harry's Bar, famosissimo locale di Calle Vallaresso, fondato nel 1931 da Giuseppe Cipriani.
 Cipriani aveva scelto questa intitolazione per il suo locale in onore a Harry Pickering, giovane studente statunitense con problemi di alcolismo, che nei primi anni '30 dimorava, per volere della zia, nella città lagunare e più precisamente all'Hotel Europa. Ed è lì nel facoltoso hotel che Cipriani, all'epoca cameriere, e Pickering s' incontrarono.
Pickering, risolti i problemi di alcolismo, ripartì per gli Usa elargendo a Cipriani una generosa mancia di 30 mila lire. Con quei soldi Cipriani aprì l''Harry's Bar.

Le invenzioni di Cipriani: Bellini, Carpaccio

Cipriani coniugò fin da subito alta cucina, creatività e storia locale innovando la tradizione gastronomica. Nel 1948 creò il cocktail Bellini, a base di Prosecco e polpa di pesca,  in onore del pittore Giovanni Bellini (1433-1516), grande maestro della scuola veneziana, per via del suo vivace giallo che richiamava appunto le tele dell'artista.
Due anni dopo nacque il carpaccio. Cipriani, per venire incontro alle esigenze di una cliente che non poteva mangiare carne cotta, decise di proporre un piatto di fini fette di carne cruda. Il  marrone della carne ricordò al ristoratore il colore dominante in  molte tele di Vittore Carpaccio (1465-1525), artista veneziano celebre per i suoi cicli di teleri, quali quelli alla Scuola di Sant'Orsola, San Giovanni Battista e San Giovanni degli Schiavoni.
Un artista che è rimasto nei secoli nella bocca di molti, grazie anche a Giuseppe Cipriani.
Una straordinaria storia tra arte e gastronomia, eccellenze italiane.


Vittore Carpaccio, Sant'Agostino nello studio, 1502, Venezia, San Giorgio degli Schiavoni